E’ nel cuore dei mercati del Capo o di Ballarò che si scopre la vita pulsante di Palermo. Perdendosi nelle tortuose e strette vie lastricate in cui si accalcano i banchi e le banniate cadenzate dei venditori, si ha la sensazione di inabissarsi in un mondo pieno di fascino e di folclore. Il ghiaccio che tiene in fresco il pesce si scioglie e rende scivolose le balate che non s'asciucano mai; questi rigagnoli d'acqua, le bucce della frutta gettate scompostamente a terra, e la calca dei numerosi clienti abituali del mercato costringono il viandante a procedere con cautela e lentezza, ma altrimenti non potrebbe essere: come non sostare abbagliati dinnanzi all'estatico trionfo dei sensi che regala lo spettacolo variopinto delle merci esposte? Frutta e verdure si presentano in tutte le sfumature dell'arcobaleno, indicando il loro grado di maturazione, il guizzo azzurro-argenteo dei pesci si mescola al profumo del basilico o della menta fresca, all’odore pungente delle spezie, al fritto appiccicoso delle panelle o del pane ca' meusa e alla fragranza del pane e dei biscotti appena sfornati. E come non chiedersi se esista una segreta corrispondenza tra lo sfavillio dei prodotti del mercato e la meraviglia dei marmi policromi che ricoprono le pareti delle chiese barocche che fanno capolino tra le bancarelle?
Si respira un'aria popolare, la dimensione del suq arabo richiama le origini della città ma anche la sua storia attuale: mentre il Capo rimane frequentato quasi esclusivamente da palermitani veraci, Ballarò si è aperto alla comunità africana e offre allo spettatore un aspetto multietnico in cui ai colori accesi dei banchi alimentari fanno da pendant le vistose fantasie dei costumi tradizionali dei nuovi abitanti del quartiere. Lasciatevi inebriare dal labirinto dei sensi e scoprite la storia di Palermo a partire dalla tradizione gastronomica.